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Viaggi

EVENTO ON THE ROAD

CHE SUCCESSO LA RIEVOCAZIONE DELLA “STAFFETTA DELLA PACE” IN VESPA!

CRONACA E IMMAGINI DI UN VIAGGIO SPECIALE, A 60 ANNI DALLA PRIMA STAFFETTA. REPORT DI LUCIANO PASSONI, FOTO DI SALVATORE MANISCALCO MARCO CREMASCOLI.

5-9 Giugno 2019 –Berna-Chambèry-Melegnano, poco meno di 1.200 chilometri, una road map suddivisa in tre tappe; la missione è rievocare in Vespa i 60 anni del viaggio compiuto nel 1959. Un percorso pieno di incontri e appuntamenti, inizialmente avversato dal maltempo che non ha scoraggiato i partecipanti, consapevoli delle aspettative dei tanti che ne avevano incoraggiato la partenza.

Nella serata di mercoledì 5 giugno è il sindaco di Melegnano Rodolfo Bertoli ad aver dato il via consegnando, sotto lo sventolio della bandiera italiana, il Gonfalone ideale da portare, alle autorità svizzere e francesi, insieme ad un messaggio di rinnovata fratellanza. Tanti i parenti, gli amici, i conoscenti o semplici curiosi, insieme ai rappresentanti della stampa, nella penombra che annuncia la sera, sotto il Castello, che guardava serioso e maestoso, a salutare questa piccola carovana dal grande cuore.

I Vespisti protagonisti della Staffetta: Angelo Lavesi ed Elena Lavesi; sotto da sinistra: Massimo Arese e Mauro Tresoldi. Con supporto di furgone assistenza guidato da Riccardo Passoni.

Un breve riposo prima del ritrovo all’Ossario cittadino, alle prime ore di giovedì 6 giugno, quando neanche il sole è alzato completamente; è il monumento che raccoglie, insieme ai resti dei combattenti di tutte le bandiere, lo spirito di una libertà conquistata. Il tempo di attraversare l’area milanese e poi era già confine. La terra elvetica ci accoglie freddamente, in termini metereologici, per poi scatenare una pioggia insistente che aumenta il sapore della sfida negli indomiti Vespisti. Il tempo di un fugace saluto con il Vespa Club Ticino e poi si entrava nel vivo delle ordinate strade svizzere.

La chiusura dei passi alpini previsti costringe una variazione nel programma, sarà però il sole ad illuminare le strade lungo i laghi di Brienz e Thun, una volta usciti dal tunnel del Gottardo. Berna è ormai vicina ma non possiamo sottrarci all’invito di un amico della storia motoristica della nostra città, Claudio Mattioli, titolare di un museo dedicato interamente alla Fiat 500.

Saranno salumi e formaggi d’alpeggio a consolidare l’amicizia reciproca e a non farci rimpiangere il tempo bruciato sulla tavola imbandita. Il Vespa Club Berna ci aspettava alle porte della città: i saluti, le foto e la diretta conoscenza dopo mesi di telefonate, mail e quanto serve per organizzare l’evento. Il paventato traffico cittadino sembra un’inezia a chi è abituato alla cintura milanese e in un baleno siamo in centro. Veniamo accolti da un funzionario del comune bernese, dr. Jurg Wichtermann, ospitati all’interno dello stesso, le nostre Vespa che si fanno vanto di entrare in pompa magna nel cortile d’onore, scambi di foto, di omaggi, di saluti e conclusione conviviale al ristorante.

La ripartenza consente una breve visita alla città, abbiamo trovato conoscenze e lasciamo degli amici, la promessa e l’auspicio è di ritornare. Non possiamo mancare di attraversare Ginevra; la foto di rito al Palazzo delle Nazioni, sotto l’occhio vigile degli addetti alla sicurezza, è un compendio alla Pace che guida la nostra piccola missione. Le bandiere esposte agitano la loro anima spinte dal vento del lago e salutano il nostro passaggio. Entriamo in Francia, arriviamo a Chambèry, dove eravamo attesi dal locale Vespa Club che ha sede nel concessionario cittadino.

Una vera e propria festa, un happy hour gradito e sorprendente. L’autorità cittadina è rappresentata dall’assessora Nathalie Colin-Cocchi, relazioni internazionali e cooperazione. Scambio di doni e di saluti, attimi intensi e, sotto lo sguardo severo delle montagne della Savoia, la serata è consumata nella visita alla gloria cittadina.

L’ultima tappa, il ritorno da vivere in apnea, la salita e la discesa del Moncenisio che rallegra lo spirito sportivo e combattivo dei Vespisti e del motociclista-fotografo.

Fonte foto: facebook.com/vespaclub.lodi

Freschi come i reduci di una gita appena fuori porta, arriviamo in Val di Susa, attraversiamo Torino, il Monferrato, Pavia e, con il giusto ritardo consentito a chi vuole impreziosire l’attesa, arriviamo all’Ossario.

Il corteo che accompagna la passerella finale, vice-sindaco vespista Ambrogio Corti in testa, con Vespa Club di Vizzolo e Lodi a fare ala, lo stendardo di Marignani Servire che ha dato un prezioso contributo, l’assistenza di Massimiliano Gola e, ad uno ad uno, firmiamo il nostro traguardo: dagli emozionati Giuseppe Cremonesi, Vincenzo Ballerini, con Salvatore Maniscalco a cui dobbiamo un ricco reportage fotografico, il sottoscritto con il figlio Riccardo che hanno fatto strada, protetto e coccolato gli orgogliosi Vespisti Angelo ed Elena Lavesi, Massimo Arese e Mauro Tresoldi, i veri protagonisti a cui dobbiamo rendere onore. Onore tributato anche ai due Vespisti del 1959, gli indimenticati Giuseppe Raineri e Pierino Cremascoli, hanno viaggiato con noi e condiviso la nostra gioia con una piccola corona d’alloro, una cerimonia breve ed una emozione infinita”.

(La storia della Staffetta del 1959 è narrata nel libro “Staffetta della Pace 1959-2019” di Luciano Passoni e Domenico Parrotta, edito da Gemini Grafica – 50 pag. 10€). Nelle foto courtesy: la copertina del libro e immagini interne della prima Staffetta del 1959.

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