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ANNIVERSARY 1817-2017

DUECENTO ANNI IN BICICLETTA:
DALLA “DRAISINE” ALLA WI-BIKE

Fu un’estate difficile quella del 1816: i raccolti erano insufficienti e i cavalli morivano d’inedia. L’aristocratico tedesco Karl von Drais, del Gran Ducato di Baden, cercava un’alternativa al loro uso: così inventò un nuovo mezzo di trasporto individuale. A lui si deve, infatti, la creazione nel 1817 della "Laufmachine" (macchina da corsa), che fu chiamata dalla stampa “Draisine” (in Italia draisina), dal nome dell’inventore, e più tardi “velocipede”. E risale al giugno del 1817 il primo viaggio documentato dal barone tedesco: in sella alla sua “draisine” percorse 13 chilometri in meno di un’ora.

DRAISINE. Il maggiore miglioramento di questo progetto era l'aggiunta dello sterzo. La draisina di legno pesava 22 chili, aveva boccole d'ottone all'interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante. La draisina era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi; i pedali furono aggiunti circa quarant'anni dopo. Questo progetto innescò una moda diffusa. Molte migliaia di esemplari furono costruite e usate dappertutto, dando origine al trasporto personale senza uso di cavalli.

Draisina del 1820 (circa).

La draisina divenne soprattutto un mezzo per il puro divertimento utilizzato dai giovani borghesi e dagli aristocratici, tanto da essere chiamato, in Inghilterra, hobby horse (cavallo da divertimento). Il costruttore di carrozze Denis Johnson organizzò una delle prime scuole per imparare a condurre tale mezzo, che chiamò anche pedestrian curricle (“calesse che cammina”). Nei 50 anni in cui la draisine fu diffusa, i vari costruttori si sbizzarrirono ad inventare le forme più varie e stravaganti, creando oggetti che rispondessero, più che a criteri tecnici, ai dettami della moda di allora.

La ricostruzione della “bicicletta” progettata da Leonardo, esposta al Museo Leonardiano di Vinci, in Toscana.

Sebbene già Leonardo da Vinci (o un suo discepolo) sul Codice Atlantico avesse inserito il disegno di un mezzo di trasporto simile all’odierna bicicletta, l'invenzione della draisina dell’aristocratico tedesco Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbronn già si basava sull'introduzione della ruota anteriore sterzante applicata, come perfezionamento di una precedente invenzione del conte Mede de Sivrac, chiamata celerifero (XVIII secolo). L’inventore Drais sosteneva che tale mezzo poteva sostituire il cavallo, con risparmio nei costi di gestione, allargando la possibilità di trasporto personale “veloce” ad una più ampia fetta di popolazione.

IL VELOCIPEDE. Il velocipede, erede della draisina, ebbe una rinascita a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento. Costituito da una ruota anteriore di diametro maggiore cui erano state connesse pedivelle e pedali, era chiamato “le velocipede bicycle”, da cui il termine italiano biciclo. Le ruote erano in legno rivestite di ferro. L'origine: il 1864 è considerato il primo anno della sua comparsa a Parigi.

Modelli di velocipedi da un’enciclopedia tedesca del 1887.

I nuovi viali di Parigi pavimentati avevano semplificato l'andare in velocipede, sebbene, imitando la tecnologia delle carrozze per la costruzione di massicci telai d'acciaio, il peso era raddoppiato a quasi 45 chili. Una ulteriore comodità fu portata con l'introduzione di copertoni di gomma solida e del primo cuscinetto a sfere.

Velocipedi di fine ‘800.

Vi furono tentativi di introdurre la trazione posteriore per superare gli svantaggi di quella anteriore (la difficoltà nel mantenere la pedalata mentre si sterza e la velocità limitata), anche se dovranno passare altri 40 anni prima che questa si affermi definitivamente diventando d'uso comune. Qualcuno faceva uso di una catena, altri, di aste e pedivelle. A Kirkpatrick MacMillan, un fabbro scozzese, viene attribuito un progetto del 1839 di un velocipede a trazione posteriore ottenuta usando delle pedaliere fissate frontalmente che trasmettevano la potenza alla ruota posteriore.

“Boneshaker” europeo del 1868.

Il biciclo fu la logica estensione del progetto della “boneshaker”: la ruota anteriore venne ingrandita fino al limite della misura interna della gamba del ciclista (maggiore era il diametro della ruota, più lontano si andava con una sola pedalata), quella posteriore fu accorciata ed il telaio reso più leggero. Nel 1869 il francese Eugene Meyer inventò le ruote con i raggi e produsse un modello di High Bicycle fino agli anni intorno al 1880. L’inglese James Starley aggiunse i raggi tangenti (offrono maggiore stabilità e resistenza alla ruota di quelli radiali) e lo scalino di monta alla sua famosa versione di High Bicycle chiamata Ariel o anche Ordinary. I cuscinetti a sfera (dal 1875), i copertoni solidi e i telai di acciaio a sezione cava divennero degli standard. Secondo la lunghezza della gamba del ciclista, la ruota anteriore poteva raggiungere un diametro fino a 1,5 metri. Erano perciò veloci ma anche insicure.

Il ciclista si trovava con il baricentro molto distante da terra, accovacciato in modo precario sopra la ruota anteriore. La bicicletta americana Star era derivata da una versione ordinaria, invertendo l'ordine delle due ruote: ora però c'era il pericolo di cadere all'indietro quando si correva in salita.

Le persone più anziane e le donne preferivano invece i più stabili tricicli o quadricicli, come il Salvo Quadricycle di Starley, rinominato Royal Salvo in onore della regina Vittoria che ne usava uno.

SAFETY BICYCLE. Nel 1884 John K. Starley realizzò a Coventry la prima "safety bicycle" ("bicicletta di sicurezza"), denominata "Rover", destinata a ottenere un enorme successo commerciale: antesignana delle moderne biciclette, aveva ruote di dimensioni uguali e trasmissione a catena. L'invenzione dello pneumatico nel 1888, dovuta a John Boyd Dunlop, contribuì ad aumentarne il comfort.

200 ANNI DI EVOLUZIONE. Nel secolo successivo e in questo, la bicicletta ha segnato una continua evoluzione tecnica e stilistica, con tappe importanti (dalla mountain bike alla bicicletta a pedalata assistita elettricamente).

A parte gli specifici modelli da competizione, oggi lo stato dell’arte è rappresentato dall’innovativa Piaggio Wi-Bike: è il nuovo modo di muoversi, perché è sempre connessa al mondo via web, è il veicolo per la mobilità ecologica del futuro, collegato alla rete e agli smartphones per un’amplissima serie di servizi e utilizzi, dal fitness alla geolocalizzazione del veicolo.

Wi-Bike supera il concetto di bicicletta a pedalata assistita elettricamente, offrendo avanzate funzionalità ed elevando l’interazione tra ciclista, mezzo e ambiente. E’ davvero il nuovo modo di essere…tech, safe, fit, power, cool, social e green!

QUI L’ARTICOLO COMPLETO: PIAGGIO WI-BIKE, “THE NEW WAY TO B”.
wide.piaggiogroup.com/archive/wide4_16/scooter/index.html

SITO PIAGGIO WI-BIKE:
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