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VIAGGIATORE NEL SAHARA

FABIO MAESTRUCCI: “PASSIONE TUAREG: DALLA WIND ALLA 660”

Foto di Fabio Maestrucci.

Febbraio 2022 – Riceviamo in redazione: “Vorrei rendervi partecipi della mia fedeltà al marchio Aprilia.Dopo 33 anni, un'altra Tuareg fa compagnia ad una moto iconica dell'Azienda.Sono certo che la nuova Tuareg 660 raccoglierà un grandissimo consenso nel mondo, e spero che regali tanto entusiasmo e soddisfazioni quanto me ne ha donate la Tuareg Wind.Vi allego una immagine scattata dopo il ritiro dal concessionario CeB di Firenze che ho apprezzato per la disponibilità e cortesia del personale. Cordiali saluti, Fabio Maestrucci, Empoli (Firenze)”.

Fabio Maestrucci con le sue Tuareg: da sinistra la nuova 660, a destra la Wind 600 (acquistata 33 anni fa) con l’iconica livrea (foto dell’autore).

Grazie Fabio, gli rispondiamo, ma vorremmo conoscerti meglio. Detto, fatto: l’Aprilia fan regala ai lettori di Wide magazine la sua fantastica storia, corredata da belle foto.

“PASSIONE TUAREG” DI FABIO MAESTRUCCI.
INSEGUENDO LA “A” DI APRILIA.

Mi chiamo Fabio Maestrucci, sono nato 57 anni fa ad Empoli un piccolo paese sulle rive dell’Arno che unisce Firenze a Pisa passando per Pontedera, sede della Piaggio. Negli anni ’70, la vicinanza alla fabbrica era una opportunità per vedere circolare nelle strade cittadine i collaudatori che effettuavano dei test o provavano dei nuovi modelli dell’azienda. Al loro passaggio noi bambini con occhi curiosi, bramavamo di scoprire qualche nuovo dettaglio nei motocicli guidati da uomini in tuta monocolore, ma transitavano veloci rigorosamente in fila e alla fine non ci restava che tornare a favoleggiare, ammirando le fotografie di qualche pubblicità. All’età di 13 anni sognavo già, come tanti miei coetanei, di poter guidare una Vespa 50 special con la quale poter raggiungere il mare o scoprire il mondo... L’attesa del fatidico evento fu però infranto da un’Aprilia da fuoristrada che sconvolse i miei progetti di adolescente. Il mezzo si distingueva per dimensioni da moto importante, una estetica molto curata esaltata da una grande A che occupava quasi la metà del serbatoio colore rosso fuoco.

ADV vintage Aprilia, anni ’70 (immagine inviata da Fabio Maestrucci).

Ero ipnotizzato da quella moto e fantasticavo sulle avventure che avrei potuto realizzare insieme a lei; per il debutto nel mondo dei motori trovavo inspiegabilmente saggio, iniziare proprio dalla A di Aprilia e dal suo splendido modello RC 50.

Mio padre però non era della stessa opinione e così l’esordio su due ruote avvenne dalla A di Aspes, con il modello Navaho 50 cs, acquistato di seconda mano, che stimolò velocemente in me l’adrenalina della competizione. Inebriato infatti dalla seppur breve esperienza di un motore ‘preparato’, il passaggio alla cilindrata 125 fu inevitabile; e così a 16 anni finalmente speravo di poter guidare una Aprilia come quelle che nelle gare di motocross conquistavano vittorie con i piloti Alborghetti e Maddii. La gioia di una nuova moto fu in parte velata dall’ arrivo di una moto con la A, ma ancora una volta non la A di Aprilia ma quella di una rossa Ancillotti con la quale iniziai a frequentare alcune piccole piste di motocross.

Fabio sedicenne e le prime gare di motocross; a dx nella foto, in sella ad una moto Ancillotti. Foto di Fabio Maestrucci.

Compiuti 18 anni, libero da vincoli familiari, esaudii anche il desiderio di impegnarmi nell’agonismo; immediatamente cercai un’Aprilia, ma i nuovi modelli purtroppo erano fuori dal mio budget e usate non si trovavano. Ripiegai su una moto Villa 250 mx1 di seconda mano, ma subito dopo il debutto in gara fui chiamato a svolgere il servizio militare.

Fabio diciottenne in gara, su una Villa 250. Foto di Fabio Maestrucci.

1989: INNAMORATO DI APRILIA TUAREG. LA PRIMA.

In quel periodo il rally Paris-Dakar, la corsa motoristica più dura e affascinate del mondo, aveva da poco festeggiato la decima edizione e acquisito una notorietà planetaria, grazie all’interesse dei mass media di tutto il mondo e alla partecipazione delle più grandi case motociclistiche. Ovviamente continuavo a seguire con interesse tutto quello che produceva Aprilia, e nel 1985 l’azienda presentò un modello denominato Tuareg, nome preferito a quello di Sahara, con il quale si schierò alla partenza del rally dei Faraoni (pilota Beppe Gualini). Così quattro anni dopo, nel 1989, avvenne anche il debutto nella più massacrante gara in terra d’Africa, con due moto guidate da Balestrieri e Zanichelli. Il risultato finale (20° posto) fu incoraggiante e subito Aprilia mise in produzione una moto che replicava i mezzi che avevano corso la Dakar.

Ricordo di averla vista la prima volta sul settimanale Motosprint e fu subito Amore. La moto era mossa dall’affidabile motore Rotax 560 di cilindrata, celato completamente da un serbatoio enorme da 18 litri; il mezzo era equipaggiato da fiancatine laterali che simulavano le riserve di benzina supplementari, forcella upside down, doppio freno a disco anteriore (per la prima volta su una monocilindrica) e tutta una serie di ricercatezze che solo Aprilia offriva. Il design armonioso della carenatura era impreziosito da una bellissima colorazione, blu-rosso-bianca. A marzo di quell’anno finalmente esaudii il desiderio di guidare un’Aprilia acquistando una stupenda Tuareg Wind 600. Immediatamente apprezzai il peso ridotto del monocilindrico e la polivalenza del veicolo così agile in autostrada come in una mulattiera. Non c’era sentiero che poteva fermarla se non la paura di rovinare tanta bellezza.

NEL DESERTO DAKARIANO CON LA WIND 600.

Anni ’80. Fabio e la sua Aprilia Tuareg Wind 600. Ride nel deserto tunisino. Foto di Fabio Maestrucci.

Constatate e apprezzate queste qualità, decisi di emulare le gesta dei piloti dakariani e così pensai di portare la Tuareg nel suo ambiente naturale, il deserto. Insieme ad alcuni amici partii per un viaggio in Tunisia e ricordo ancora l’eccitazione dei primi chilometri di pista verso quello che all’epoca consideravo l’ignoto. L’incontro con l’Africa fu esaltante, e la Tuareg si rivelò subito perfettamente adeguata per questi territori, e solo l’inesperienza della guida su sabbia e sul temibile fech-fech (fenomeno comune nei deserti: polvere argillosa e calcarea depositata sotto la superficie che mettono a rischio il transito di veicoli, animali e persone, che rischiano di sprofondare, ndr) si crearono più volte situazioni imbarazzanti.

La Tuareg Wind di Fabio ‘vittima’ del fech-fech nel deserto sahariano. Foto di Fabio Maestrucci.

Nonostante un itinerario breve ma intenso, quel viaggio sarà destinato per sempre a cambiare alcuni aspetti della mia vita. Tornato in Italia, iniziai infatti a studiare l’ambiente desertico, il suo passato e le vestigia che l’uomo ha lasciato in questo surreale ambiente migliaia di anni fa. Fra gli elementi più rappresentativi delle antiche comunità neolitiche sahariane, figurano innumerevoli incisioni sulla roccia rappresentanti una fauna ormai scomparsa, e raffinate pitture della vita quotidiana riprodotte in grotte o all’aperto in altopiani frammentati dal vento e dal sole.

Incisioni sulla roccia. Foto di Fabio Maestrucci.

VIAGGIANDO CON IL POPOLO TUAREG.

La ricerca di queste testimonianze preistoriche, il loro censimento e lo studio mi hanno inevitabilmente condotto, negli anni, a viaggiare a fianco dei Tuareg, i cosiddetti Imohag, gli uomini liberi, o Kel Tamesheq, coloro che parlano il Tamasheq, come genericamente si definiscono.

Foto di Fabio Maestrucci: 25 anni di viaggi nel Sahara.

Vivere insieme a loro nell’Essuf, termine che designa il vuoto e gli spiriti che vi abitano, è un’esperienza profonda dove si fanno più nitidi i valori da dare alle cose, ma anche un importante insegnamento per conoscere, rispettare e proteggere le risorse di una natura fragile e in continua mutazione. In oltre 25 anni di viaggi (…), ho visitato molti luoghi del Sahara, dalla Mauritania all’Egitto, vivendo momenti intensi e irripetibili.

Foto di Fabio Maestrucci.

Così, nel tempo, alla professione nel campo delle telecomunicazioni ho affiancato la ricerca archeologica, con studi e saggi apparsi su numerose pubblicazioni in Italia e all’estero. Nel poco tempo libero disponibile, la mia cara Tuareg Wind ha continuato ad accompagnarmi alla scoperta di molti luoghi… e nel 2012 l’ancora perfetto stato della moto è stato certificato con l’iscrizione al registro storico della Federazione Motociclistica Italiana.

Perfetta: Fabio con la sua amata Tuareg Wind 600 del 1989, iscritta al Registro Storico della FMI. Foto di Fabio Maestrucci.

Quando, alcuni anni fa, iniziarono a circolare voci su una possibile riedizione del modello Tuareg fui attraversato da un elettrizzante senso di approvazione e curiosità. Sono sempre rimasto un grande appassionato del marchio, e ne ho seguito tutti gli impegni e le sfide sportive dal trial, all’enduro, dal supermotard, alla velocità in pista. Ho sempre sperato che la lunga attesa per rivedere il nome Tuareg sulle strade del mondo fosse necessaria ad Aprilia, per creare un modello tecnicamente di riferimento e non solo una operazione di restyling o una rievocazione per appassionati nostalgici.

Aprilia Tuareg 660 (fonte: press kit) e all’Esposizione internazionale Eicma 2021 di Milano.

La nuova Tuareg doveva interpretare in chiave moderna le positive peculiarità che distinsero la Tuareg Wind, un simbolo dell’azienda entrata nel cuore di tanti appassionati. Le prime immagini della moto, uscite ad agosto 2021 nell’iconica colorazione Tagelmust, sono state emozionanti; il progetto e le caratteristiche tecniche esaltate da una adeguata elettronica hanno posto immediatamente in rilievo l’Aprilia Tuareg 660 nel panorama motociclistico mondiale.

2022: 33 ANNI DOPO.
SEMPRE INNAMORATO DI APRILIA TUAREG. LA SECONDA.

Bisognava necessariamente provarla, e dal sito internet di Aprilia ho preso un appuntamento per un test ride; il giorno della prova ero emozionato come un ragazzino e sono bastati pochi attimi per scoprire una maneggevolezza impressionante e un motore fluido grazie ad una elettronica evoluta capace di cambiare rapidamente carattere al mezzo secondo l’esigenza. Dopo 33 anni, ho deciso che le emozioni provate durante il test non dovevano finire quel giorno, e così ho acquistato un’altra fantastica Tuareg, nella sobria ma aggressiva colorazione Martian Red.

Foto di Fabio Maestrucci.

L’unico ‘problema’ è che con questa moto non è facile rimane meditativi, e la fantasia dilaga su smisurate piste africane o sugli inesplorati deserti arabici. Tuareg non è però solo sinonimo di sabbia e di grandi spazi, ma anche un termine che unisce intimamente l’individuo alla natura che essa sia a pochi passi da casa come nelle regioni più remote. Mete e pensieri si intrecciano senza più freni inibitori in sella ad una Aprilia! Per terminare, mi sia consentito di ricordare la figura di una persona unica, un grande uomo, l’ingegnere, l’imprenditore, l’appassionato, il sognatore, Ivano Beggio che ha portato in breve tempo l’Aprilia a conquistare 54 titoli mondiali, e diventare una realtà industriale unica nel suo genere. Esprimo infine la mia gratitudine a tutte le donne e gli uomini che in diversi ruoli e tempi hanno dato continuità ad una emozionante e orgogliosa storia italiana”.
Un grande grazie a Fabio Maestrucci: un vero Aprilia biker.

In gamma: l’attuale Aprilia Tuareg 660, livrea Indaco Tagelmust (brochure Aprilia).