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EMERSON GATTAFONI:
PESARO-MARRAKECH IN CIAO, 40 ANNI DOPO

FILM-MAKER, AUTORE, CONDUTTORE E REGISTA TV, GRANDE VIAGGIATORE E MOTOCICLISTA, HA RIPERCORSO IL SUO PRIMO VIAGGIO DEI 18 ANNI: STESSO MOTORINO, STESSO PERCORSO, DALL’ITALIA AL MAROCCO. DICE: “QUEL RAID MI HA CAMBIATO LA VITA. GLI DEVO TUTTO”.

Ernaldo (Emerson) Gattafoni, marchigiano, è un volto notissimo della tv italiana: autore, conduttore e regista di vari programmi di successo sul tema del viaggio e della scoperta, molti dei quali realizzati in moto; e perfino con due Piaggio Ape Calessino, a bordo dei quali hanno viaggiato lui e la troupe della trasmissione “Road Italy”, alla scoperta delle eccellenze italiane; per la tv firma anche documentari e dossier-inchieste, e da anni dirige il progetto umanitario “Roadway for Africa”: un ospedale mobile che fornisce assistenza medica alle popolazioni rurali e nomadi.

Tutta la sua vita personale e professionale, da world discoverer e film-maker, è segnata dal viaggio: sin dal primo raid in solitaria compiuto a 18 anni nel 1976 e che, 40 anni dopo, tra aprile e maggio, ha replicato in sella allo stesso motorino (un Piaggio Ciao 50cc), lungo lo stesso percorso, dalla “sua” Pesaro fino a Marrakech, in Marocco. Oltre 3.400 chilometri, via Francia e Spagna, viaggiando “slow” su strade statali e provinciali.

Invitato dalla trasmissione di Rai 1 “Unomattina”, condotta da Francesca Fialdini e Franco Di Mare, Emerson Gattafoni ha spiegato perché ha voluto ripetere quel viaggio di 40 anni fa: “E’ stato il mio primo grande viaggio, a 18 anni e mezzo, sul mitico Ciao. Ho pensato fosse giusto, non per motivi televisivi ma personali, rifare il raid come tributo al quel mio primo raid giovanile che mi ha cambiato la vita: infatti, da quel viaggio è cominciata la mia professione, da quell’esperienza è cambiato il mio modo di pensare”.

(Immagini tratte dalla trasmissione di Rai 1 “Unomattina”, andata in onda il 26 maggio 2016).

E poi – ha continuato Emerson – ho voluto lasciare una piccola traccia ai giovani d’oggi, nati in quest’era digitale, che sognano sì, ma magari davanti a un computer, mentre la conoscenza va vissuta sulla propria pelle. Realizzare sogni un po’ naif e surreali, come il mio in sella al Ciao 40 anni fa, nella vita aiuta molto. Devo tutto a quel viaggio: il mio modo di pensare e di guardare il mondo, di capire le strade che cambiano, incontrare culture, genti, luoghi. Così son ripartito con il Ciao: tre settimane di viaggio in solitaria, anche occasione per riflettere sulla mia vita”.

Emerson è partito perfettamente organizzato, con veicolo equipaggiato fin nei dettagli, con placca “celebrativa” anteriore, “targa” con il suo nome e adesivo della bandiera italiana, casco personalizzato. Ricorda ancora: “Nel 1976 non c’erano telefoni cellulari, era difficile comunicare, e andare fino in Marocco è stata davvero un’avventura. All’epoca, segnata in Italia da difficili momenti politici e sociali, io ero un rock ‘n roll boy: ascoltavo musica rock e sognavo avventure. Certo è bello viaggiare in moto, ma basta un Ciao per andare, con l’aria sul viso, alla scoperta di luoghi e popoli, profumi ed esperienze, in compagnia dei propri pensieri”. Emerson è un viaggiatore su due ruote molto esperto, ma anche molto attento alla sicurezza: “Infatti, anche 40 anni fa, quando ancora non era obbligatorio, già viaggiavo con il casco in testa”. Un bell’esempio per i giovani, anche per questo.

Appena rientrato dal raid Pesaro-Marrakech, dopo il passaggio in Rai per l’intervista a Unomattina, Emerson si è messo di nuovo in viaggio, tra Stati Uniti e Canada, tra Boston, il Maine e la zona dei Grandi Laghi in Quebec, per preparare la prossima stagione 2016 della sua trasmissione “Dreams Road”, che andrà in onda in autunno su Rai 1. Altri sogni, altre strade, altri viaggi.

Le foto di quest’articolo sono tratte dai canali social di Gattafoni/Dreams Road e dalla community “La Banda del Ciao”.